Lanciamo oggi a Trieste all’interno di Parole O_Stili 2018, “Trust in progress”, la nostra ricerca dedicata ai nuovi costruttori di fiducia nel Paese scaricabile qui.
Abbiamo individuato nella fiducia un tema centrale per la ricostruzione di un tessuto sociale ormai a brandelli. Da anni molte ricerche ci dicono che le organizzazioni più tradizionali stanno progressivamente perdendo la capacità di svolgere il ruolo di intermediari di fiducia. I partiti, i sindacati, le organizzazioni religiose, i corpi intermedi, le imprese, le fondazioni, persino la pubblica amministrazione (lo Stato) intercettano, coinvolgono e convincono un numero sempre più ristretto di persone. Lo stesso di più dire, in parte, per i media tradizionali (carta stampata e tv generalista). Dall’altra parte, volontariato, associazionismo e comunità virtuali diventano sempre più pervasive. Ma, nonostante appaiano relativamente più vitali, ci stiamo accorgendo che questi mondi sembrano non avere (ancora) la forza di costruire visioni unificanti.
Quello del”apertura di un cantiere di ricerca sul tema della fiducia è nata quasi per caso, come spesso accade in RENA. Un percorso iniziato in sordina che si è andato mano a mano raffinando in conversazioni, scambi di email e appuntamenti associativi.
Proprio la difficoltà di identificare una singola prospettiva di analisi ci ha inizialmente rallentato ed intimidito.
Abbiamo quindi deciso di accettare il rischio di un cammino incerto, condividendo con il mondo che ci sta intorno i nostri dubbi e le domande di ricerca.
Da qui sono nate le interviste a una serie di “testimoni privilegiati” del nostro tempo, che hanno accettato di accompagnarci in questo modo nell’elaborazione di un percorso di indagine. Da qui l’urgenza di stimolare una comunità di interessi non ancora composta, che si è palesata in risposta ad una serie di domande condivise attraverso un semplice form online.
In varie forme, abbiamo coinvolto oltre 200 persone, che ringraziamo. Nel farlo, abbiamo incontrato nuovi dubbi e qualche importante conferma, che avete trovato sintetizzati in queste pagine.
Tra le conferme, c’è la centralità e l’interesse per un tema che diventerà, ne siamo certi, sempre più rilevante. Oltre al fatto che il modo migliore per continuare questo percorso è farlo in maniera aperta e trasparente.
Sappiamo di non “essere sufficienti” per raggiungere un obiettivo così ambizioso.
Ci siamo concentrati su quel che ci viene meglio (identificare un tema potenzialmente rilevante, inserirlo in un discorso pubblico, immaginare ipotesi di intervento) e ora rilasciamo gli esiti di questa prima fase, nella speranza di poter essere utili a chiunque abbia intenzione di mettersi al lavoro in una fase più progettuale.
Da questo sforzo potrebbero germogliare tante cose diverse: percorsi di ricerca accademici, inchieste giornalistiche, iniziative artistiche e culturali, campagne di pressione, documentari, percorsi di formazione. Il nostro è un invito aperto ad attivarsi e sperimentare, attorno ad un tema di forte rilevanza pubblica.
Quel che accadrà effettivamente dipenderà, oltre che dal nostro impegno, dalle energie e dalla visione di chi vorrà raccogliere idealmente il testimone di questa impresa collettiva.
Per questo mettiamo a disposizione di tutti, senza alcun vincolo, gli esiti di un percorso reso possibile dall’impegno di tanti. E’ anche questo in fondo, ce lo avete confermato, un gesto potenzialmente generativo.
Come associazione, intendiamo proseguire la nostra missione, con un taglio maniera sartoriale: creare connessioni tra mondi diversi, dare vita ad esperienze di apprendimento e progettazione intensive, in grado di generare legami duraturi e stimolare pensieri alti, ampliare la platea delle persone ed organizzazioni disponibili a mettersi in gioco.
Lo facciamo da quasi un decennio attraverso appuntamenti come la Summer School che organizziamo a Matera ed il Festival delle Comunità del Cambiamento. Lo continueremo a fare convinti che è anche così che si abilitano i nuovi protagonisti di quei mutamenti sociali, economici, politici e culturali di cui sentiamo tanto il bisogno.
La prossima sfida che ci siamo dati è altrettanto ardua. Vogliamo studiare come reinventare le istituzioni che ci tengono insieme. Mai come oggi le istituzioni che abbiamo ereditato dal passato sono state tanto in difficoltà, mai come oggi abbiamo la necessità di ripensarle e di inventarne di nuove, se necessario.
La velocità dei cambiamenti in cui siamo immersi rischia di travolgere tante delle nostre certezze. Identificare bussole per gli anni a venire non sarà cosa facile.
Tutte le soluzioni praticabili passeranno, però, da ciò di cui abbiamo discusso sino ad ora: la capacità di generare e rigenerare fiducia. Per questo, confidiamo nella attiva collaborazione di tanti.
Rigraziamo tutti coloro che ci hanno donato tempo e idee, rispondendo al questionario.