Attiviamoci per il futuro. Come passare dalle mobilitazioni alla politica nelle istituzioni – Marwa Mahmoud, Consigliera comunale del Comune di Reggio Emilia e Presidente della Commissione consiliare “Diritti umani, pari opportunità e relazioni internazionali”
Marwa Mahmoud è Consigliera comunale del Comune di Reggio Emilia e Presidente della Commissione consiliare “Diritti umani, pari opportunità e relazioni internazionali”.
Marwa racconta come le sue prime ambizioni hanno riguardato il diritto al voto: ha maturato l’idea di dover cambiare le cose, parlandone, confrontandosi, cercando di capire se altri avessero le sue stesse frustrazioni. Da lì ha iniziato la sua attività sociale/politica fino a far parte di direttivi, in particolare per il a movimento italiano senza cittadinanza, che nasce per fare pressione soprattutto sulle istituzioni.
“Quando ho iniziato a confrontarmi con rappresentanti politici regionali e nazionali loro non avevano idea che l’Italia fosse cambiata: per loro il migrante tipico era quello economico, mentre tanti ormai sono seconde generazioni.”
Marwa crede però che l’importante sia creare una narrazione alternativa, perché queste persone sono ancora soggette ad una legge del ‘92 e l’Italia ancora non ha avuto una riforma. La classe dirigente è infatti ancora legata ad antichi frame sulla questione anche giovanile e di genere.
Cosa significa stare dentro le istituzioni
Per Marwa ci sono opportunità e limiti: da subito si è resa conto che chi lavora all’interno delle istituzioni aveva nelle mani la vita di milioni di persone in Italia, ma è dovuta scendere a compromessi (candidandosi per il partito che non aveva votato la modifica alla legge sulla cittadinanza). Allora ha chiesto ai compagni delle sue stesse battaglie se attraverso la sua presenza avesse potuto dare voce alla loro campagna. Racconta che avrà sicuramente deluso delle aspettative, ma questo è inevitabile.
Creare una forma di pedagogia
Ci sono tante persone che si candidano perché è un ruolo di prestigio, a livello di percorso personale, ma ci sono anche diversi approcci e predisposizioni secondo le quali le persone vivono nelle istituzioni: una volta lì si può stare 5 anni votando senza intervenire, oppure si può intervenire sui temi e capire come funzionano gli ingranaggi di funzionamento. A Marwa è stata poi proposta la presidenza di una commissione, che significa riuscire a convocare relatori ed esperti a livello locale, convocare le commissioni, è un ruolo ancora differente rispetto al consigliere. La sua diversità normalizzata attraverso le istituzioni può fare la differenza, ed è importante perché attraverso esempio, presenza ed azione può iniziare a cambiare la mente delle persone. Non è solo intervenire, ma è molto di più, si tratta di grandi opportunità.
Come si costruiscono le alleanze
Le alleanze per Marwa Mahmoud si costruiscono spiegando che c’è una politica sana, che facciamo noi, perchè noi siamo la cosa pubblica, e questa è al tempo stesso la cosa più difficile. Accompagnare i vissuti, allineare tutti è già una prima alleanza.
Poi è importante non perdere fiducia e credibilità. Quindi partendo dal “tu per tu”, raccontando questi passaggi – per Marwa – si uniscono le persone
“Poi è importante non perdere fiducia e credibilità. Quindi partendo dal tu per tu, raccontando loro questi passaggi si uniscono le persone.”
PNRR e non solo: le leve per il rilancio dell’economia italiana – Gregorio De Felice, Chief Economist Intesa Sanpaolo
Gregorio De Felice, Chief Economist Intesa SanPaolo, chiude la School di RENA con un excursus che delinea cosa è l’Italia adesso all’interno del panorama europeo e cosa può diventare dopo i 5 anni del PNRR.
Secondo De Felice oggi l’Italia è un paese ricco di contraddizioni: il sistema produttivo infatti ha reagito alla crisi, soprattutto il settore manifatturiero – ad eccezione della moda – perché punta anche sui mercati esteri. Quindi c’è una parte dell’economia italiana che è abbastanza sana, ma che pesa per il 20% del PIL.
Ci sono alcune ragioni che spiegano la bassa crescita dell’economia italiana.
Un’indagine degli anni 50 condotto in un paesino della Basilicata, a Chiaromonte, ha evidenziato che in quel posto non lavorava quasi nessuno. I sociologi capirono che c’era un sistema di coesione basato sullo scambio. Si è allora parlato di “familismo amorale”, perché questo sistema familistico ha certamente un beneficio, ma se ci si confronta con altre economie, dove il sussidio in caso di difficoltà è statale, queste sono più dinamiche.
Un’altra ragione della bassa crescita sono gli investimenti: negli ultimi 10 anni in Germania la produttività è cresciuta del 23%, in Italia è al -15%. Se non si investe come si può fare innovazione? Anche questo quindi, spiega De Felice, è un punto centrale del PNRR.
Inoltre, altra causa della bassa crescita è la lentezza delle nostre riforme.
“La buona amministrazione è la capacità di fare progetti e portarli a termine;”
Quale è l’Italia allora che potremmo avere?
Sarebbe auspicabile per De Felice avere un paese dove la crescita è più inclusiva. Uno dei temi che il PNRR cerca di affrontare è infatti quello del lavoro femminile.
Il tema dell’assistenza sociale è poi un altro fondamentale argomento: l’Italia ha un welfare che discrimina per età anagrafica perché i servizi sociali che lo stato da sono molto maggiori di quelli dati ai giovani. Questo welfare quindi non offre quello che dovrebbe offrire anche ai giovani, anche se le tasse sono le stesse.
All’interno di questo contesto, ci sono grandi opportunità per il sud: anche se il reddito medio pro capite è minore al sud rispetto al nord se il mezzogiorno fosse uno stato sarebbe l’ottavo stato europeo, e oggi la tecnologia riduce il bisogno di avere grandi imprese quindi potrebbe rappresentare una soluzione per le sue difficoltà.
Il rapporto tra grande impresa e piccola dovrebbe migliorare perchè quella grande non è capace di fare innovazione in modo disruptive, la startup invece lo è, ma manca la capacità di industrializzare l’innovazione, di commercializzarla, quindi un partenariato potrebbe essere di grande vantaggio per il sistema. In mezzo a questi due soggetti sarebbe necessaria una istituzione capace di farli incontrare e collaborare.
La trasformazione digitale e verde, inoltre, può permettere al mezzogiorno di saltare alcuni passaggi e recuperare alcuni ritardi. Proprio per sfruttare questa opportunità il PNRR è generoso con il mezzogiorno, anche se molti progetti infrastrutturali non sono stati inseriti perché non avrebbero visto la conclusione entro i tempi limite.
Secondo Gregorio De Felice quella che si prospetta potrebbe essere una nuova rivoluzione industriale, dopo quella della macchina a vapore, dell’elettricità, e poi quella delle telecomunicazioni e di internet. Quindi noi abbiamo l’opportunità storica di puntare su questi settori e sulla creazione di posti del lavoro specializzati.
Inoltre durante l’ultima giornata gli studenti hanno avuto modo durante una attività laboratoriale di definire le geografie concettuali dei contenuti affrontate durante la Summer School. I partecipanti suddivisi in quattro gruppi hanno analizzato e mappato i quattro temi che ci hanno accompagnato durante queste giornate: Ecologia, Lavoro, Salute Mentale e Decolonizzazione.
In questo laboratorio sono state elaborate connessioni fra le presentazioni tenute dai docenti, facendo emergere spunti e riflessioni che mettano a sistema i temi.
Con @AnderTave abbiamo poi mappato i contenuti della #RenaSummerSchool #AbitareLeDistanze #RSS21 pic.twitter.com/JaqHkGKKQR
— RENA (@ProgettoRENA) September 5, 2021
Questo articolo è un lavoro di intelligenza collettiva coordinato e scritto da Paola Brizi ed Andrea Taverna e con il supporto nella pubblicazione di Michela Mattei.