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“Se la durata è la forma delle cose, RENA deve essere molto fiera di questo appuntamento che ha marcato tante generazioni”.

(Francesco Galtieri – chat dei soci e delle socie di RENA 7 Ottobre 2020)

 

La forma di RENA – Tommaso Goisis, Presidente Associazione RENA

“Approfittate della comunità che si creerà in questi giorni, tra voi, tra i già soci e socie e voi, tra docenti e tutti e tutte noi. Conosciamoci, decostruiamo il nostro pensiero”

«La scelta che si è posta davanti nel decidere se fare o non fare la decima edizione della Summer School è stata complessa e difficile. E il fatto che voi ci abbiate dato creduto ci dice che, quella di incontrarvi e ritrovarci qui a Matera, è stata una decisione giusta. Vi ringraziamo davvero per la fiducia».

Tommaso Goisis racconta come la Scuola estiva di RENA sia il momento più identitario dell’Associazione. Un’Associazione che dal 2007 si propone di contribuire ad un cambiamento giusto e inclusivo improntato alla giustizia sociale ponendo particolare attenzione alla cura con cui si portano avanti le iniziative.
RENA si è infatti sempre contraddistinta per il “metodo”. Un metodo che, anche nel costruire piccoli e grandi progetti e soprattutto relazioni, ricerca gli standard migliori possibili.

La cultura di un’organizzazione è definita dal peggior comportamento tollerato. RENA ha sempre cercato di tenere questa asticella minima altissima.

Rispetto ai giorni che ci aspettano, l’invito è quindi quello ad essere più curiose e curiosi possibile. Per molti studenti che hanno partecipato la Summer School è stata infatti una possibilità unica per andare oltre le propri convinzioni, per decostruire il proprio pensiero di partenza. La scuola è una palestra di contenuti, di pratiche, di politiche, di sguardi sulla società.

Un grande ringraziamento va ai partner dell’iniziativa: Intesa Sanpaolo per il supporto, il Forum Disuguaglianze Diversità e Nesta Italia per la collaborazione scientifica.

«Approfittate della comunità che si creerà in questi giorni, tra voi, tra i già soci e voi, tra i docenti e tutti noi. Era tanti mesi che non ci si poteva trovare di persona: facciamo sempre la domanda in più, sforiamo gli orari, mostriamoci curiosi e curiose»

La scuola è organizzata nel rispetto di un rigoroso protocollo sanitario.

Immaginare la Cura – Stefania Paolazzi, Vicepresidente Associazione RENA

“Vogliamo concentrarci sulla luna e smettere di guardare il dito”.

Le parole degli arenauti che hanno fatto la storia di RENA, tornano nella premessa sui temi della decima Summer School, fatta da Stefania Paolazzi (Vicepresidente dell’Associazione) attraverso le parole Francesco Luccisano: «la scuola è uno dei progetti di RENA che è stato capace di innescare cambiamenti diffusi portando scintille di innovazione in tante zone del Paese». Nelle amministrazioni, nelle aziende, nel sociale, nell’attivismo delle nostre città, dei nostri paesi, delle nostre piccole e grandi realtà associative, imprenditoriali e umane.

Stefania Paolazzi racconta come questa che comincia non sarà una scuola sul Covid-19, non si proporrà di trovare modi per salvare il mondo o soluzioni definitive alla crisi che stiamo vivendo. I problemi sociali, ambientali, educativi e di salute che questa crisi sanitaria ha reso più evidenti erano già qui, e già prima erano interconnessi. È per questo che vogliamo concentrarci sulla luna e smettere di guardare il dito.
Quello che faremo è porci domande abbracciando la complessità, portando punti di vista differenti, facendo emergere criticità per costruire possibili cure attraverso un processo che ci coinvolgerà tutti.

Le quattro giornate si articoleranno su tre temi-parole in un processo collettivo di analisi e critica: i virus, quello che crediamo vada abbandonato; gli anticorpi, pratiche e politiche che hanno buttato alcuni semi da cui si può prendere ispirazione per immaginare soluzioni più giuste inclusive e eque; i vaccini sono uno spazio immaginifico, che sarà costruito con strumenti e metodi laboratoriali attraverso cui proveremo a mettere a terra.

Parleremo poi di politica. Perché dobbiamo riattivare processi democratici. Perché la politica è qualcosa di buono, un tema che deve essere presente.

Siate curiosi, siate sfidanti, sentitevi a vostro agio.

 

Verso una nuova normalità – Mariella Stella, Co-fondatrice Casa Netural

“È pensando alla normalità come ad un virus, che si riescono a realizzare cose incredibili”.

La Summer School si apre ufficialmente con Mariella Stella, arenauta, che 10 anni fa introdusse la prima Summer School e che, con le sua parole empatiche e fortemente motivanti, trascina gli studenti nella sua storia personale e professionale. Una storia strettamente connessa a segnata dagli insegnamenti e le persone incontrate in RENA. Associazione che Mariella ha visto come luogo delle possibilità, in cui cambiare la realtà partendo da noi stessi.

L’invito di Mariella Stella, oggi funzionaria del Comune di Matera, parallelamente mamma, imprenditrice sociale e attivista civica è quello di concepirsi come un organismo complesso, aprirsi all’anormalità come elemento generativo.

È da Casa Netural che si sono generati tanti dei progetti che Mariella Stella ci ha illustrato, tutti fortemente orientati a disermediare le relazione tra le persone che innovano e le persone che vivono i territori.

«Volevamo portare arduino alla signora per innaffiare la piante».

È con questa voglia di portare l’innovazione sociale a Matera che Mariella Stella e Andrea Paoletti sono riusciti ad invitare il mondo a Casa Netural, a creare un incubatore di sogni, a raccontare il territorio immergendosi in esso con la Netural Walk, a lanciare una campagna di crowdfunding per la prima scuola di saperi di comunità, a costruire “Wonder Grottole”, un progetto per riabitare il centro storico del paese di Grottole che ha fatto il giro del mondo per la sua innovatività nel proporre una possibile soluzione al tema della spopolamento dei piccoli centri abitati.

Oggi Mariella Stella ha l’ambizione ma importante progetto di portare l’anormalità nella pubblica amministrazione convinta che quando impariamo a non essere troppo normali ci uniamo e diventiamo speciali.

Gli studenti si sono poi conosciuti coinvolti in attività di icebreaker ideate e sviluppate da Guglielmo Apolloni e Sara Lauro di Social Seed.

Sei cappelli per pensare – Luca Foresti, Centro Medico Santagostino

“Conta solo la verità”.

Dopo un necessario e meritato aperitivo materano, si rientra in aula per lo speech conclusivo della prima giornata: per tradizione della scuola è il momento ispirazionale e di conversazione studenti/ospite, tra il formale e l’informale e Luca Foresti, lo speaker invitato a chiudere la prima giornata della scuola, non delude le aspettative dell’aula.
Quasi riduttivo definirlo poliedrico, Foresti è il Chief Executive Officer del centro Medico Sant’Agostino ma negli ultimi mesi é stato protagonista di una narrazione data driven del Covid19 e della progettazione della app Immuni. Intervistato dal presidente di RENA, Tommaso Goisis, Foresti racconta il suo percorso di studi e professionale: dopo la laurea in Fisica alla Scuola Normale Superiore di Pisa (SNS), ha conseguito un Master in Fisica e studiato nel PhD program di Matematica Finanziaria presso la stessa SNS. Durante i primi anni di esperienza professionale ha lavorato nei Paesi in via di sviluppo, in particolare in Kosovo, per un network di banche che si occupano di microfinanza.
Dal 2004 al 2005 si è occupato della creazione di un centro dati a Francoforte per la gestione di carte di credito e debito, bancomat e POS per istituzioni finanziarie di tutto il mondo.
Nel 2005 ha fondato Econoetica, una start-up tecnologica che opera nel settore dei servizi avanzati ICT, in particolare nel segmento dei contenuti multimediali e delle tecnologie wireless.
Nel 2010 é approdato Centro Medico Santagostino di cui è oggi Amministratore Delegato.

L’intervento parte dal metodo che Foresti racconta essere alla base di ogni sua attivitá: “Conta solo la veritá”, principio sistematicamente violato ad esempio dalla politica ma un po’ in generale ovunque. Fautore del metodo razionalista applicato alla realtà, per spiegare il suo metodo di lavoro parte dal libro di Edward De Bono “Sei Cappelli per Pensare” dove l’autore insegna ad affrontare i problemi sotto differenti aspetti, contrariamente a quanto in realtà spesso noi facciamo, affrontandoli sotto un unico punto di vista e quindi limitandone le soluzioni possibili. Ecco che così esistono i cappelli bianco, rosso, verde, nero, blu, giallo. Ogni cappello corrisponde a un tipo di comportamento ma le persone difficilmente dichiarano che cappello indossano o indossano il cappello giusto per l’occasione.

Partendo da questa suggestione e guidato dal filo conduttore di ricerca della veritá e razionalitá, come principi che ispirano il suo metodo di lavoro, Foresti racconta come ha cercato di applicare questa metodologia nell’approccio medico del Centro Sant’Agostino: un modello di sanità privata accessibile, dove l’investimento é sulla prevenzione piuttosto che sulla gestione, occupandosi degli stili di vita e non solo della singola patologia.
Il discorso si sposta poi sull’altro grande argomento di cui Foresti è stato protagonista nei mesi del lockdown: racconta dettagliatamente la genesi dell’app Immuni che lo vede tra gli ideatori, l’ispirazione presa da quello che stava facendo la Corea del Sud per arginare il virus, la ricerca delle aziende innovative e piú adatte in Italia a progettare un app capace di trattare i dati georeferenziati, il diario clinico per individuare i cambiamenti su base territoriale, il bando governativo del Ministero all’Innovazione vinto dalla cordata di Immuni, il tema della privacy e poi il rilascio della app con il conseguente stallo iniziale, imputabile alle polemiche politiche e giornalistiche e ad una mancata e adeguata campagna di comunicazione. Proprio con i giornalisti Foresti non è affatto tenero, indicando il tema della scarsa capacità della categoria di ragionare in termini scientifici e delle scarse competenze scientifiche. Alla fine la app è stata scaricata da 7 milioni su 60 milioni di italiani – davvero troppo pochi- e solo ora dopo mesi, i giornalisti italiani hanno – quasi-imparato a maneggiare il tema della curva esponenziale, del numero dei tamponi, dei cali del contagio dopo ogni fine settimana..
Il dibattito è ormai aperto all’aula le domande degli studenti e dei soci RENA sono tantissime, cresce la curiosità e lo stupore per aver avuto svelate informazioni, retroscena sul Covid e punti di vista inaspettati, anche se in fondo più razionali dalla realtà vissuta.
Foresti conclude auspicando una politica dei sierologici e dei test rapidi a tappeto e spiegando come la questione Covid19 non possa essere lasciata in mano ai soli esperti e ai virologi: un sistema così complesso, con tensioni, ricerca del consenso, interessi e poteri contrapposti deve avere una regia che non può essere iper specialistica.
Non si può indossare, in questo caso piú che mai, un solo cappello e magari proprio il cappello sbagliato.

 

Il primo giorno della decima edizione della Scuola si conclude qui. Qui trovate tutte le foto della giornata.
Questo articolo è un lavoro di intelligenza collettiva di Giulia Paciello e Augusta Giovannoli (Popi).
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