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“Anche quest’anno…”. Ormai questa frase la ricordiamo tutti, siamo abituati a leggerla ogni 12 mesi, quando viene pubblicata la classifica del Times Higher Education sulle migliori università al mondo.
Eppure quest’anno la solita rassegnazione non basta, o almeno non basta a RENA. [//] Colpisce non tanto il fatto che la prima (e unica) università italiana a far capolino tra le prime 200 università sia quella di Bologna. E’ sicuramente più sorprendente quanto questa classifica rappresenti una fotografia di un’emergente globalizzazione dell’istruzione. Parliamoci chiaro, i soliti sospetti (Harvard, Yale, Princeton, MIT) la fanno ancora da padroni nella top 10, ma è evidente che le università americane si sentano il fiato sul collo. La sorpresa viene dalla Perfida Albione che riesce a piazzare ben quattro università tra le prime dieci (Cambridge, University College London, Imperial College London e Oxford). Ma la classifica sancisce anche lo sdoganamento di sistemi educativi finora meno riconosciuti come quelli asiatici (Hong Kong, Singapore, Corea del Sud, Cina) o australiani che occupano la parte medio-alta della classifica.
Perdonateci, ma abbiamo mentito all’inizio di questo post. Non è vero che ci siamo abituati a leggere con rinuncia che anche quest’anno siamo praticamente arrivati ultimi. Fanno invidia questi numeri e questi nomi che leggiamo. Speriamo che prima o poi facciano anche gola a qualche legislatore avveduto. Nel frattempo RENA sta preparando il suo position paper sulla export education. State all’ascolto!

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