L’Italia: un paese di santi, poeti e navigatori, recita un famoso detto. Eppure il nostro paese è stato anche la culla della nascita del metodo sperimentale applicato alla scienza, proposto per la prima volta dal grande Galileo Galilei nel 17esimo secolo.
La società moderna si basa in svariati modi sulla creazione di nuove conoscenze attraverso le scoperte scientifiche e le relative applicazioni tecnologiche. Il futuro della [//]crescita economica e della generazione di ricchezza è direttamente dipendente dallo sviluppo di una economia basata sulla conoscenza. Al giorno d’oggi l’Italia è uno dei Paesi Occidentali che investe meno in ricerca scientifica e tecnologica: questo a lungo termine ci pone in una posizione di inferiorità nella competizione internazionale, perché siamo stati e saremo costretti ad importare tecnologie che derivano da scoperte e da brevetti stranieri. Per non parlare della “fuga dei cervelli” dai nostri atenei, per cui una grande quantità di brillanti neo-laureati in Facoltà scientifiche italiane emigra per svolgere ricerche “cutting-edge” o all’avanguardia in laboratori fuori dai confini nazionali, spesso oltre oceano. Il problema è di lunga data, complesso e “stratificato”, tuttavia se ne parla spesso e non per niente un recente monito del Presidente Napolitano esorta il governo ad aumentare le risorse destinate a finanziare le Università, la ricerca e lo sviluppo.
La “stratificazione” del problema consiste nel fatto che, a monte del processo formativo, i giovani da noi non vedono nella ricerca scientifica un possibile futuro professionale.
L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), cui aderiscono 32 paesi europei ed extra-europei, ha sviluppato un programma internazionale per la valutazione degli studenti delle scuole superiori (Programme for International Student Assessment – PISA). I risultati italiani del PISA nel 2001 per quanto riguarda la preparazione dei nostri ragazzi nelle materie scientifiche sono scoraggianti: ci posizioniamo tra la 23esima e la 25esima posizione su 32 paesi membri dell’OCSE.
La proporzione di laureati in materie scientifiche sul totale dei laureati in Italia è in chiara e costante diminuzione (European Commission – Eurobarometer 55,2 – Europeans, Science and Technology). Per avere un’idea dell’entità del fenomeno, si noti che in Italia la percentuale di studenti universitari iscritti a corsi di laurea ad orientamento scientifico era di circa il 50% nell’anno accademico 1951/52 e di solo il 30% nell’anno accademico 2000/01.
Questo avviene a dispetto del fatto che i laureati in discipline scientifiche risultano tra i più richiesti dal nostro mercato del lavoro (Università e Lavoro 2004 www.istat.it/DATI/unilav2004/index.html), coerentemente con le principali tendenze dei mercati internazionali. C’è quindi un fabbisogno crescente, che nasce da una domanda attuale e che potrebbe innescare in prospettiva un circuito virtuoso di crescita della ricerca e dell’innovazione tecnologica autonoma.
Il numero ridotto di laureati in materie scientifiche è dovuto, tra le altre cose, alle poche iscrizioni presso facoltà scientifiche da parte di ragazzi/e che completano il corso di studi di istruzione secondaria. Un recente monitoraggio ha rivelato che tale numero é in calo (“Fuga dalle facoltà scientifiche, eppure convengono”, Corriere della Sera, 12 Ottobre 2003) ed alcuni atenei, tra i quali le Università di Bari e di Camerino, hanno cercato di “correre ai ripari”, offrendo ad esempio l’esenzione dalle tasse garantita a tutti coloro che si iscrivono a facoltà scientifiche “pure” (come matematica e fisica).
In realtà il problema non é solo italiano, ma si estende anche ad altri paesi europei. Molti giovani europei sono sempre più disinteressati allo studio delle materie scientifiche anche a scuola, creando difficoltà al mercato del lavoro per il reclutamento di ingegneri e scienziati, necessari a tenere in piedi una economia sempre più basata sulla tecnologia (European Commission – Europe needs more scientists: Report by the High Level Group on Increasing Human Resources for Science and Technology. Brussels. European Commission (2004).
Cosa fare dunque? Oltre ad aumentare in maniera intelligente le risorse e i finanziamenti destinati alla ricerca pubblica [e non con inaugurazioni pompose di nuovi straordinari istituti che dovrebbero risollevare le sorti della ricerca italiana, come l’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) nel 2005, o con un nuovo fantomatico CERN italiano (“Grande opera per attirare cervelli stranieri”, Corriere della Sera, 14 marzo 2009), ma che senza basi solide sono destinati a cadere nel vuoto], oggetto di molti accesi dibattiti, uno dei punti cardine su cui fare leva è senza dubbio la promozione della cultura scientifica nella scuola secondaria italiana.
In questo contesto, un esempio utile di ciò che andrebbe fatto è stato proposto dall’European Molecular Biology Laboratory (EMBL). L’EMBL è uno dei più prestigiosi istituti di ricerca di base in biologia molecolare. L’istituto è finanziato attraverso sovvenzioni pubbliche da parte di 20 stati membri (Austria, Belgio, Croazia, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Islanda, Israele, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Spagna, Svezia e Svizzera) e dall’Australia, membro associato. L’EMBL ha cinque sedi: una sede centrale ad Heidelberg, l’Istituto Europeo di Bioinformatica (EMBL-IBI) ad Hinxton (Regno Unito) e le sedi di Amburgo Grenoble e Monterotondo in Italia. La sede di Monterotondo dell’EMBL (Mouse Biology Unit) è un centro di eccellenza ed innovazione in genetica murina e genomica funzionale. La stretta collaborazione con altre unità di ricerca dell’EMBL, con le strutture vicine dell’European Mutant Mouse Archive (EMMA) e del Centro Nazionale delle Ricerche (IBC-CNR), così come l’alleanza con numerosi istituti di ricerca italiani ed europei ha consentito lo sviluppo di nuove applicazioni della genetica murina. Queste collaborazioni hanno inoltre permesso la partecipazione dell’EMBL-Monterotondo a numerose iniziative europee finalizzate alla creazione di database internazionali di ricerca e di informazione.
Nel 2003 l’EMBL ha inaugurato una nuova struttura educativa, l’European Learning Laboratory for the Life Sciences (ELLS), all’interno del progetto “Continuing Education for European Biology Teachers (CeeBT)” finanziato dall’Unione Europea e coordinato dall’EMBO (European Molecular Biology Organization), associazione gemellata con l’EMBL. L’obiettivo del CeeBT era quello di fornire agli insegnanti delle scuole superiori un nuovo livello di formazione professionale, tenendo conto dell’importanza cruciale della categoria degli insegnanti per la futura crescita dell’Europa nei campi della ricerca e dello sviluppo. Il progetto si è concluso nel febbraio 2005 e l’ELLS è stato integrato nell’ampio settore dedicato alle attività di formazione avanzata all’interno dell’EMBL nella sede centrale di Heidelberg. Dal 2007 l’ELLS è presente anche nella sede italiana dell’EMBL di Monterotondo.
L’attività principale dell’ELLS è costituita dai LearningLABs, laboratori didattici per insegnanti provenienti da tutta Europa, caratterizzati da attività pratiche che vengono sviluppate dai membri dello staff ELLS insieme ai ricercatori dell’EMBL. Nel corso di tre giorni gli insegnanti hanno l’opportunità di affiancare autorevoli ricercatori in attività sperimentali, seminari, visite alle strutture dell’EMBL, corsi di bioinformatica, giochi educativi e forum di discussione su scienza e società. In Italia, negli ultimi 2 anni, l’ELLS ha organizzato corsi di formazione per insegnanti italiani ed europei a Monterotondo, a Torino, a Palermo e ha accolto numerose scuole di Roma e provincia, Napoli ed Alessandria per entusiasmanti esperienze pratiche rivolte agli studenti. Il materiale didattico sviluppato durante i LearningLABs è disponibile sul sito dell’ELLS (www.embl.it/training/ells). Oltre ad organizzare i LearningLABs, l’ELLS riveste un ruolo importante in tutte le attività di comunicazione dell’EMBL, come visite guidate e giornate aperte. I membri dell’ELLS partecipano regolarmente a numerosi festival e conferenze internazionali di educazione e comunicazione scientifica, in modo da stabilire contatti e scambiare esperienze e materiali. In Italia l’ELLS ha inoltre organizzato eventi in collaborazione con l’Istituto di Biologia cellulare del CNR (CNR-IBC), l’Universita’ di Napoli Federico II, l’Associazione Nazionale di Insegnanti di Scienze Naturali (ANISN), l’organizzazione milanese per la diffusione delle scienze CusMiBio, la Fondazione per le Biotecnologie di Torino e la stazione zoologica “A. Dohrn” di Napoli.
Chiediamo alla simpatica e competente Dr. Rossana De Lorenzi (nella foto, senza camice, ritratta durante un LearningLAB), responsabile delle attività dell’ELLS per l’EMBL di Monterotondo:
-quale pensi che possa essere l’impatto dei Learning LABs a lungo termine sulla cultura scientifica dei ragazzi italiani?
“L’ELLS nasce come una struttura rivolta principalmente agli insegnanti di scienze delle scuole superiori, quindi l’impatto sugli studenti è indiretto, ma non per questo minore. Gli insegnanti che partecipano ai nostri corsi si impegnano a trasferirne i contenuti alle proprie classi, utilizzando o adattando il materiale che forniamo loro per introdurre nelle lezioni argomenti spesso non ancora presenti sui libri di testo. Il nostro obiettivo finale sono naturalmente gli studenti, ma siamo convinti che lavorare con gli insegnanti ci permetta di raggiungere un maggior numero di studenti in maniera più efficace. I nostri corsi approfondiscono argomenti scientifici di grande interesse ed attualità attraverso seminari teorici ed esperienze pratiche. Puntiamo sulla qualità dei corsi – che richiedono una preparazione lunga e complessa – per questo li circoscriviamo ad un massimo di 20 partecipanti. Lo stesso lavoro, se fosse fatto per gli studenti, avrebbe un impatto decisamente irrilevante. Il secondo vantaggio di lavorare con gli insegnanti è che gli argomenti dei corsi vengono da loro adattati alle esigenze delle singole classi ed inseriti in un contesto appropriato nell’ambito del programma scolastico. Abbiamo tuttavia avvertito l’esigenza, soprattutto in Italia, di sviluppare un programma di attività dedicato esclusivamente agli studenti. Al contrario di quello che succede in altri Paesi europei, gli studenti italiani hanno infatti poche occasioni per “sperimentare” la scienza sia nelle scuole – spesso non attrezzate – sia in strutture esterne, ancora poco presenti sul territorio italiano. Per questo motivo nella sede dell’ELLS di Monterotondo abbiamo previsto anche un ciclo di attività per gli studenti, che consistono in una giornata dedicata esclusivamente ad esperienze pratiche. In molti casi abbiamo inoltre organizzato un incontro tra studenti e ricercatori, allo scopo di “riscattare” la figura del ricercatore, in molti casi ancora vittima di pregiudizi, e di discutere sulle prospettive e le reali opportunità offerte da una formazione scientifica.
L’impatto sulla scelta universitaria degli studenti che in maniera diretta o indiretta entrano in contatto con le nostre attività credo sia rilevante, anche se non abbiamo mai effettuato una stima in merito. Siamo però consapevoli del fatto che spesso la scelta della facoltà universitaria sia fortemente condizionata dall’esperienza scolastica e dall’entusiasmo degli insegnanti, il nostro scopo è dunque quello di mantenere vivo questo entusiasmo!”
-sei a conoscenza se attività simili sono organizzate da atenei od organizzazioni italiane, anche in altri ambiti scientifici?
“In Italia esistono diverse realtà interessanti che si occupano di promuovere le scienze della vita, rivolte soprattutto agli studenti. Molte università, istituti di ricerca e musei scientifici organizzano periodicamente visite o conferenze per le scuole. Esistono poi gruppi più strutturati per la diffusione delle scienze come il CusMiBio a Milano (www.cusmibio.unimi.it), o il network dei Life Learning Centre” (www.llc.it), una rete di centri presenti in diverse città italiane (Bari, Napoli, Bologna, Torino, Trieste). Le attività offerte agli studenti sono in genere sviluppate insieme agli insegnanti e consistono in esercitazioni sperimentali su diversi argomenti che prevedono l’utilizzo delle principali tecniche di biologia molecolare. Una delle missioni fondamentali dell’ELLS è quella di interagire con strutture preesistenti a livello italiano ed europeo e di promuovere lo scambio di materiali ed esperienze in modo da arricchire l’offerta formativa complessiva. D’altra parte l’ELLS sostiene la creazione ed il mantenimento di nuove strutture dedicate alla formazione di studenti ed insegnanti in Europa sia contribuendo allo sviluppo delle attività sperimentali, sia coinvolgendo i ricercatori dell’EMBL che sono interessati a comunicare con un pubblico più ampio, magari nel proprio Paese d’origine. Vorrei segnalare inoltre delle iniziative che in maniera diversa dall’ELLS mirano comunque a promuovere la cultura scientifica attraverso competizioni organizzate a livello nazionale ed internazionale. Un esempio è quello delle Olimpiadi di scienze naturali organizzate dall’Associazione Nazionale degli Insegnanti di Scienze Naturali (ANISN), un’iniziativa particolarmente meritevole che ha riscosso un grande successo anche tra gli studenti italiani che l’anno scorso, nella selezione finale che si è tenuta in India, si sono aggiudicati ben 2 medaglie di bronzo! Per quanto riguarda la fisica e la matematica la mia conoscenza è più limitata, so che anche per queste due discipline esistono le olimpiadi a livello internazionale, così come associazioni per sostenere la didattica (ad esempio l’associazione ScienzaVIVA: www.scienzaviva.it) e numerosi Musei che propongono agli studenti semplici attività sperimentali.”
-quale e’ la tua opinione sulle possibilità di sbocchi lavorativi per gli scienziati italiani come “divulgatori” di scienza? Tu come ti sei trovata a passare da ricercatrice a divulgatrice?
“In Italia è molto difficile trovare sbocchi lavorativi nel campo dell’educazione scientifica. La figura del “formatore” o “educatore” non è chiaramente riconosciuta, tanto che non esiste nemmeno un termine in italiano per indicarlo! C’è una chiara esigenza di formazione e di aggiornamento da parte degli insegnanti, perchè la ricerca va veloce ed è difficile rimanere al passo coi tempi senza avere un contatto diretto e costante con chi fa ricerca. Purtroppo conosciamo bene i problemi dei nostri Istituti di ricerca, che difficilmente possono permettersi il “lusso” di reclutare personale dedicato esclusivamente alla diffusione. La divulgazione scientifica in Italia è spesso affidata ad una nicchia di ammirevoli volontari, spinti dalla consapevolezza che “educare” in materia scientifica sia oggi essenziale. Di recente sono nati dei master in comunicazione della scienza, come quello celebre della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste, che si propongono di formare soprattutto giornalisti destinati alla radio, TV, internet o stampa scientifica. Questo però è un percorso diverso da quello dell’educatore, che deve secondo me avere una solida base scientifica e seguire da vicino il mondo della ricerca ed i suoi sviluppi.
Sono anche convinta che la scuola sia il contesto ideale in cui fare formazione e diffusione in modo da rendere la scienza parte integrante della cultura generale di ogni cittadino.
Io ho avuto il privilegio di svolgere il mio dottorato di ricerca all’EMBL, dove ho potuto scoprire un mondo che altrimenti avrei ignorato – quello dell’educazione scientifica, appunto, che mi ha immediatamente conquistato. La possibilità di trasmettere il mio amore per la ricerca a persone desiderose di sapere e la prospettiva di contribuire, seppure in minima parte, alla formazione scientifica delle nuove generazioni, sono gli elementi che mi hanno convinto ad intraprendere questa nuova strada che fino ad ora mi ha regalato delle bellissime soddisfazioni e mi stimola a continuare con grande entusiasmo.”
“Plasmare” l’insegnamento della cultura scientifica (senza imporre, però, un piano di studi rigido e prestabilito) nei giovani in età scolare è uno sforzo e un progetto a lungo termine. Iniziative come l’ELLS aiuteranno senza dubbio a sviluppare dei metodi didattici che gli insegnanti delle scuole secondarie potranno adottare per permettere ai ragazzi di comprendere appieno il fascino e la complessità delle sfide scientifiche del nostro tempo.