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Hai mai pensato di lavorare in Parlamento? Hai mai sognato di candidarti e intraprendere un’entusiasmante carriera politica? Hai mai immaginato che il tuo sogno possa diventare realtà in poco più di due settimane? Da oggi hai un’opportunità in piú: dopo quelle del movimento 5 stelle ora arrivano anche le parlamentarie del PD, aperte a tutti quelli che decideranno di aprire il cassetto lasciato chiuso per troppo tempo. Scherzi a parte, ancora non conosciamo le regole per partecipare, ma questa è sicuramente una notizia che forse merita più dello spazio che le cronache di questi ultimi due giorni le hanno dedicato. Non solo per il potenziale scossone che teoricamente le parlamentarie potrebbero comportare per la compagine del PD, ma anche per i riflessi che queste potranno avere sulle altre formazioni in gara per ottenere il diritto, l’onere e l’onore di rappresentare i cittadini italiani, possibilmente nel corso dei prossimi cinque anni. A questo proposito Italia Futura, che è il soggetto che più di altri in questi mesi, pur senza spendersi troppo nel qualificarla, ha invocato l’apertura dei partiti alla società civile, ancora non si è espressa in maniera definitiva sulle modalità di selezione dei candidati della propria lista. Viene, però, naturale ipotizzare che anche in questo caso la formula potrebbe essere quella delle parlamentarie. Degli altri partiti o liste o formazioni si può dire ancora meno, ma è per lo meno opportuno immaginare che la domanda da qualcuno verrà posta. La sfida non può essere semplicemente ignorata. Qualcuno ha già vinto una battaglia.
Questa naturalmente non è la sede per fare valutazioni sull’opportunità politica dello strumento e forse nemmeno sulla sua giustezza rispetto al fine ultimo di un processo elettorale che miri alla selezione di una classe politica che sia al tempo stesso la più competente e la più rappresentativa possibile. Qualcosa però sta succedendo. E questo lo possiamo dire. Sta passando l’idea che a scegliere i candidati siano i cittadini, al di là dell’appartenenza formale ad uno o all’altro partito, e che in teoria anche una persona che non ha una posizione di rilievo, o nemmeno appartiene ad un partito, può diventarne il candidato, fatta salva l’adesione ad una carta di principli più o meno definita. Più in generale sta passando l’idea che i partiti debbano diventare delle strutture leggere, permeabili e accessibili e che non ci sia più bisogno di un filtro spesso nel processo di selezione dei nostri rappresentanti e che quindi saranno molte di più le persone realmente messe nelle condizioni di poter ambire ad un seggio in parlamento. È una cosa importante perché darà a molte persone capaci la possibilità concreta di provarci e mi auguro davvero che siano in tanti i giovani che accetteranno questa sfida, così come mi auguro che queste persone si rivelino più attente alle istanze dei cittadini. Detto questo resto dell’opinione che la società civile strutturata, il mondo delle associazioni e delle organizzazioni non-governative per intenderci, debba restare distinta dal gioco della competizione elettorale per poter affrontare con più limpidezza e con una prospettiva di più lungo termine le proprie istanze di riferimento. Anche con delle parlamentarie che coprano l’intero arco politico i cittadini in quanto tali conservano lo spazio speciale assegnato al proprio ruolo e ai propri talenti.

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