La terza edizione del Festival delle Comunità del Cambiamento arriva a BASE Milano dal 7 al 9 ottobre 2016 con l’obiettivo di costruire ponti tra le comunità, gli individui e le organizzazioni che sono al lavoro per rigenerare il tessuto civico, sociale ed economico del Paese e il loro pubblico, mettendo al centro un esercizio di consapevolezza che si declina attraverso le seguenti domande: quali sono le principali sfide che l’Italia dovrà affrontare nei prossimi anni? In che modo stiamo contribuendo ad affrontarle? Che cosa manca per uscire dal mondo della sperimentazione e generare cambiamento reale e diffuso? Che cosa ha funzionato e che cosa non ha funzionato? Come passare dalle pratiche alle politiche?
Vogliamo confrontarci con chi sente di generare dei cambiamenti positivi, ognuno nel proprio ambito, partendo dai metodi e contenuti delle tante pratiche di innovazione diffusa che intercettiamo ogni giorno, per capire assieme come possano diventare sistemiche. Per fare questo servono ambizione e responsabilità.
In questi anni il Festival ci ha confermato che l’Italia è disseminata di piccoli e grandi laboratori di ricerca e sviluppo di una società in costante e rapida evoluzione. Tuttavia, se è vero che queste esperienze ambiscono a non essere nicchie marginali, i soggetti che in Italia si occupano di innovazione, manifattura e artigianato digitale, beni collettivi, inclusione e accoglienza, open data, economia collaborativa, tecnologie civiche, imprenditoria ed innovazione sociale, pratiche di rigenerazione urbana e cittadinanza attiva – solo per fare alcuni esempi – devono imporre a se stessi un ulteriore cambio di passo.
Se crediamo che gli approcci che abbiamo sviluppato nel corso degli anni possano diventare davvero strumento di rigenerazione del mercato del lavoro, dei modelli economici, della partecipazione democratica, è giunto il tempo di mettere in campo un’analisi condivisa di quello che finora non ha funzionato a pieno, identificando gli ostacoli che dobbiamo superare per generare un cambiamento diffuso.
Solo identificando i nostri limiti e quelli che caratterizzano i contesti in cui operiamo potremo togliere a chi critica la “leggerezza” di alcune esperienze ogni alibi residuo.
Perché le pratiche più all’avanguardia sperimentate nella formazione di politiche pubbliche non sono diventate ancora lo standard? Perché le esperienze di successo sull’open government non hanno cambiato le modalità con cui si prendono tutte le decisioni? Perché le pratiche di accoglienza più avanzate non riescono ancora a gestire numeri importanti? Perché i fablab rimangono, a fatica, prototipi e non si trasformano in nuovi modelli di produzione industriale?
O ancora, perché i processi generativi diffusi – pur numerosi – sono considerati riserve di sperimentazione?
Se vogliamo affrontare le sfide che ci attendono è arrivato il momento di dirci che intuire che stiamo andando nella giusta direzione non basta.
Noi dobbiamo delineare le politiche dei prossimi anni.
Siamo in tanti a porre in essere tutti i giorni buone pratiche, provando a spingere sempre più avanti la frontiera del cambiamento. È il tempo, ora, di parlare di sfide per il paese e non solo per la nostra comunità.
Dobbiamo riuscire a mostrare con chiarezza gli impatti che generiamo e convincere i nostri interlocutori che possiamo essere dei partner affidabili per rispondere ai bisogni più pressanti della società.
Dopo averle radunate nel 2014 e aver condiviso nella seconda edizione del 2015 la necessità di investire sulla formazione comune, adesso vogliamo mettere le Comunità del Cambiamento al lavoro affinchè da avanguardie, le pratiche innovative diventino attori di cambiamento del Paese. L’auspicio – quest’anno più che mai – è di stimolare un’interazione virtuosa tra mondi diversi, per capire come costruire metodi condivisi efficaci, per migliorare i nostri processi e dare valore alle intelligenze, più di quanto abbiamo fatto fin’ora.
Non bastano il ripensamento del ruolo tradizionale dei corpi intermedi e delle imprese, né l’innovazione sociale e tecnologica come driver di cambiamento, è necessario capire come aumentare i nostri impatti e rendere non casuale la scalabilità delle nostre organizzazioni.
La terza edizione del Festival delle Comunità del Cambiamento serve a porci queste domande e a metterci nelle condizioni di identificare le risposte più convincenti.
Per farlo, abbiamo deciso di ritrovarci in un luogo altamente simbolico, BASE Milano, un incubatore di innovazione culturale e sociale nato all’interno dell’area ex industriale Ansaldo e di prenderci tre giorni per stare insieme, un tempo necessario alla giusta dose di elaborazione collettiva.
L’appuntamento è quindi a Milano, dal 7 al 9 Ottobre.
La prima bozza di programma a cui stiamo lavorando la trovate a questo link .
A settembre apriremo ufficialmente le iscrizioni alle varie sessioni (gli spazi che abbiamo a disposizione sono grandi, ma vogliamo creare degli ambienti in cui ci si possa confrontare con la debita tranquillità), nel frattempo, se avete spunti, stimoli, suggerimenti o se siete disponibili a contribuire attivamente all’organizzazione del Festival, scriveteci a segreteria@progetto-rena.it raccontandoci i vostri progetti.