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Secondo uno studio condotto da RENA, la Rete per l’Eccellenza Nazionale, i dati statistici proposti dalla stampa italiana sono poco affidabili. La colpa è in parte della politica ma in parte anche dei giornalisti, troppo pigri per verificare l’origine delle statistiche fornite. È un problema? Sì, perché «le elaborazioni statistiche rivelano la realtà, scuotono le persone dai pregiudizi… e formano il consenso politico necessario per l’azione».
In breve, bisogna informare il cittadino con dati verificati per migliorare la democrazia. Questo è il messaggio che due relatori RENA come Frediano Finucci, capo della redazione di Otto e mezzo su La7, e Giuseppe Ragusa, docente di Econometria alla Luiss, portano stasera all’International Journalism Festival di Perugia. Ma come risolvere il problema?
Le proposte di RENA sono di fare pressione sui direttori perché non divulghino statistiche le cui fonti e metodologie non siano dichiarate. Nonché attivare corsi di statistica nelle scuole di giornalismo. Poi creare una banca dati online monitorata da un garante indipendente, dove la qualità di ricerche e statistiche non ufficiali possano essere verificate da un gruppo di esperti. Anche per creare una cronologia dei dati diffusi, una sorta di memoria storica della reputazione statistica delle varie fonti. Infine aprire un sito come www.factcheck.org dell’ Annenberg Public Policy Center dell’Università della Pennsylvania per monitorare e verificare l’uso dell’informazione statistica da parte di esponenti e gruppi politici. Progetti ambiziosi, ma necessari per rendere il giornalismo più preciso e la democrazia più salda.
* articolo di James Fontanella-Khan pubblicato su La Stampa

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