La città di Rieti ha voluto fare la parte da leone nella manifestazione (In)formiamoci in Lazio, il progetto scuole di RENA che quest’autunno ha voluto toccare tutte le province della Regione Lazio. 160 studenti dell’ultimo anno dell’Istituto Tecnico Economico Luigi di Savoia Duca degli Abruzzi e del Liceo Scientifico Carlo Jucci, si sono riuniti nella splendida cornice dell’Auditorium Varrone, assetati di informazioni preziose per il loro futuro. E gli arenauti presenti ce l’hanno messa tutta per raccontare la loro storia mantenendo un approccio informale e colloquiale con gli studenti “disorientati”.
A Rieti, come nelle precedenti edizioni, gli studenti sono stati coinvolti nel gioco dei mestieri andando ad indossare per una volta i panni del funzionario delle Nazioni Unite, del professore universitario, dell’avvocato e di altri interessanti profili professionali con lo scopo di indurli a farsi delle domande. Quelle giuste per il loro futuro. Lo scoglio però è parso insormontabile allo studente che ha dovuto descrivere ai suoi compagni di scuola la figura dell’artigiano digitale, questo sconosciuto. Di cosa si tratta? Di un manovale dell’era 2.0? Di un fanatico informatico fai da te? Ce lo ha spiegato Andrea Di Benedetto, presidente dei giovani imprenditori di CNA (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa) . Con alcuni compagni di università, Andrea ha pensato di mettersi in proprio e di progettare sistemi informatici fuori dagli standard, ove per standard si intende produzione di massa. Egli crea e plasma prodotti in base alle esigenze del cliente puntando su innovazione e idee creative. Esattamente come ogni buon artigiano. Possiamo dire che Andrea si è inventato un lavoro.
Questo è proprio uno dei messaggi condivisi con gli studenti reatini, ovvero non fossilizzarsi su un mestiere solo perché potrebbe garantisce certezze immediate ma non ci rende felici, come il tanto propagandato posto fisso. Quello che conta è capire se ciò che si fa corrisponde alla proprie passioni e alle proprie inclinazioni. Che si diventi un funzionario delle Nazioni Unite come Sara, un imprenditore edile come Daniele o un commercialista come Emilio, una delle condizioni per avere successo e portare a termine il proprio progetto di studio o professionale è essere convinti e determinati. Magari osservando quei principi e valori “un po’ antichi” come li ha definiti uno studente, quali il merito, la trasparenza e l’apertura. Perché fare carriera senza ricorrere alla raccomandazione è molto più gratificante e “fico” anche quando sembra che la strada sia più lunga e tortuosa.
Agli studenti di Rieti è sorta la domanda: se fossimo raccomandati, un giorno ci potremmo trovare nella situazione di dover restituire il favore. Saremmo disposti a quel punto ad accogliere nella nostra squadra qualcuno di mediocre solo perché raccomandato?
L’evento a Rieti: tutti i racconti e le immagini
Foto: Wonderlane