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Da Repubblica del 18.10.2008: Ho avuto la fortuna di imbattermi in ragazzi il cui talento, provato da un curriculum già eccellente, è stato catalogato, riunito ed esposto sul web. Hanno cioè deciso di legare la storia di ciascuno e provare, con la medesima tecnica che conduce i mediocri al potere, a realizzare una linea di resistenza. Tecnicamente è una lobby: si chiama RENA, rete per l’eccellenza nazionale (www. progetto-rena. it). Conoscersi e riconoscersi, difendersi, aiutarsi. Lottare per promuovere un´idea, quella del merito, al servizio del Paese, perché anche i migliori possano trovare in Italia il riconoscimento che spesso tocca soltanto ai mediocri [//]
Da Mumbai e da New York, da Stavanger, Bologna o Bruxelles. Le lettere che mi sono giunte aiutano a capire le difficoltà, conoscere gli sforzi e apprezzare la quantità di ingiustizie subìte. L´Italia raccolta in queste pagine è piena di affari e di sogni, di schiene piegate e di schiene dritte, di quelli che resistono e ancora ci provano. […]A scuola mediocre è chi galleggia tra il sufficiente e lo scarso, ultimo o quasi. In Italia i mediocri sono i primi della classe. Comandano, legiferano. Sono statisti. Com’è possibile?
Gli appalti si vincono nei salotti dei circoli sportivi, il potere si celebra nei privè, le famiglie occupano l’università o le aule del Parlamento. Il mediocre ha bisogno di stanze chiuse, lucchetto alle porte. Chi è dentro non apre. Chi è fuori si arrangi. C’è un Paese che vince, immobile e grasso. Appalti senza gara, cantieri senza fine, treni senza bagni, che nutrono la mediocrità.
Di fronte ai traghetti arrugginiti sono ormeggiati gli yacht, splendore di mogano e brillanti. ItaliaBillionaire, dove tutto fa spettacolo e persino tra gente di spettacolo conta la famiglia: padre, madre, figli e amanti. Intorno a loro le letteronzole e gli scrittori da piccolo schermo, Federico Moccia e il suo romanzo casting. In fondo la vita è una griffe. Per i ricchi c’è Prada, i poveri comprano Monella Vagabonda. Il potere dei mediocri misura la distanza che separa il talento dal successo. È un’equivalenza matematica.
Antonello Caporale, insieme con sette ragazzi che in tasca hanno solo un centodieci e lode, poco meno che talenti di carta, si è messo alla ricerca di questa formula. Ha girato il Paese per scoprire i volti e i luoghi dei mediocri. E scovare i talenti persi o dimenticati. Fuggiti a New York o nascosti sulle montagne dell’Irpinia, nella val di Non o nelle colline marchigiane. Dove sono, cosa fanno, come si organizza e vive chi ha una testa, pensa e addirittura fa. Dal Trentino, con gli inventori del marchio Melinda, alle Marche, nel luogo che trasforma gli operai in imprenditori, a Montella, in Irpinia, dove si insegna in latino: raffinata scuola dei migliori. In mezzo i manager di Stato, i fallimenti di Alitalia, la rete di Comunione e Liberazione. Il Parlamento dei nominati e gli sprechi di Stato.
Chi comanda e chi patisce. Chi è fermo e s’ingrassa e chi corre e non si sfama. Due Italie, una sola storia. Un’inchiesta, forse un saliscendi: il diritto e il rovescio di un Paese ignoto.

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