Cosa sono le tecnologie civiche (civic tech) e perché sono importanti? Nessuno ha una risposta chiara in mente, qualcuno ne avrà sentito parlare, gli addetti ai lavori hanno probabilmente un amico a Berlino, Barcellona, Brooklyn che se ne occupa in una startup, ONG o centro di ricerca ma il motivo per cui associamo due termini così diversi, civico e tecnologico, non è perfettamente chiaro.
Capiamo intuitivamente che si tratta di un tema importante ma non sappiamo bene per quale ragione.
Perché le tecnologie civiche sono un insieme molto ampio di modelli, percorsi, processi ed esperienze che abbracciano movimenti e multinazionali, comunità e investitori. Un noto rapporto della Knight Fundation (2013) suggerisce di considerare come civic tech progetti e imprese che sviluppano soluzioni per il consumo collaborativo, strumenti per creare servizi locali o condividere asset di vario tipo (macchine, case, biciclette), piattaforme per il finanziamento diffuso, piattaforme per valorizzare le reti sociali locali e l’organizzazione delle community (campagne, petizioni) senza dimenticare ovviamente progetti di open gov o meglio di government as a platform. Un recente studio di IDC (2014) calcola che l’anno passato si siano spesi 6.4 miliardi di dollari in civic tech in America dove già da due anni è attivo Govtech Fund, fondo di investimento dedicato a progetti civic tech con una dotazione di 23 milioni di dollari. Gli esempi di imprese, associazioni e governi che sviluppano soluzioni civic tech sono molti. In USA ci sono accela, change.org, govLab.org, civichall.org e Google ha creato importanti iniziative come sidewalkslabs e jigsaw. In UK Nesta con il Civic Exchange, l’Open Data Institute e Mysociety progettano da alcuni anni soluzioni di questo tipo. In vari stati europei a partire da Berlino, l’Open Knowledge Fundation promuove iniziative civc tech. Qui in Italia non siamo da meno, molti stanno studiando il fenomeno e sono nate varie iniziative in questo settore da associazioni, startup, ONG.
A fronte della grande diffusione e della rilevanza di alcuni attori, basti pensare che Uber e Airbnb popolano i media mainstream, parlare di tecnologie civiche non è banale e solleva delle questioni di fondo sul funzionamento dei sistemi socio-economici. Perché le tecnologie non sono neutrali – il medium è il messaggio diceva McLuhan – e influenzano in modo netto i processi cui si applicano, in questo caso i processi sociali. Gestire questi fenomeni richiede riflessione, analisi ed esperienza.
Perciò abbiamo deciso di organizzare una scuola, un momento di formazione, di confronto e di progettazione per capire cosa sono e soprattutto come si usano le tecnologie civiche. Un percorso didattico che si rivolge a imprenditori che voglio creare un nuovo progetto, amministratori che devono capire se e come supportarli, politici che hanno bisogno di approfondire il fenomeno e progettisti, sviluppatori, designer che operano in questo settore ma che è aperto anche a studenti, giornalisti, urbanisti, architetti ed artisti o semplici cittadini che vogliono imparare a fare civic tech.
La scuola vuole sviluppare due insiemi di competenze: progettuali (economiche, finanziarie, giuridiche) e tecnologiche. I temi portanti sono 6 e coprono tutto il ciclo di vita di un progetto civic tech dell’ideazione, al prototyping, al finanziamento: Idea creation & Business modelling, Community Engagement & Campaigning, Interaction Design, Impact finance, Public Procurement innovativo e Data revolution.
L’agenda della scuola si sviluppa in 4 giorni divisi in due lezioni di teoria, l’analisi di un caso raccontato dai protagonisti e un laboratorio di progettazione. Nel laboratorio saranno creati dei gruppi, con competenze complementari che lavoreranno come se fossero una start-up (design thinking, sviluppo agile) che deve analizzare un problema, capire come risolverlo e come essere sostenibile nel tempo. In mattinata si affrontano gli aspetti teorici (ad esempio campaigning, big data, impact finance), nel primo pomeriggio si analizza una caso di successo raccontato dai protagonisti e fino a sera si applicano le nozioni apprese al proprio progetto. La giornata si conclude con un momento sociale/culturale, un aperitivo aperto a tutti, animato dalla discussione con esperti e ospiti.
In questo percorso serrato, un vero e proprio boot camp, i partecipanti saranno accompagnati da docenti e tutor, esperti, accademici, imprenditori, politici nazionali e internazionali che stanno sviluppando esperienze rilevanti e utili a comprendere meglio cosa sono e come si sviluppano le tecnologie civiche.
Tra gli altri ci saranno: Alberto Cottica e Annibale D’Elia, Eugenio Orsi di Latte Creative e Giorgio Olivero dello Studio TODO, Filippo Addarii di PlusValue e Matt Smith di The Key Fund, Fabrizio Barbiero di Torino Social Innovation, Antonella Napolitano di Civicist, Leonardo Camiciotti e Christian Racca di TOP-IX, Ciro Cattuto di ISI Foundation; ascolteremo esperienze internazionali da Julia Kloiber di Open Knowledge Foundation, Beth Noveck del The Governance Lab, Richard Boly, ex direttore dell’Office of eDiplomacy del Dipartimento di Stato americano; infine parteciperanno agli aperitivi Mario Calderini, Juan Carlos de Martin, Luca De Biase, per approfondire il contesto in cui nascono queste tecnologie ibride. I partecipanti saranno guidati da un dream team di tutor: Maurizio Napolitano, Francesca de Chiara, Davide Agazzi, Fabio Malagnino, Michele d’Alena, Giovanni Arata, Francesco Pozzobon e il sottoscritto. L’elenco completo di docenti, tutor e ospiti è presente sul sito.
Seguendo una successione lineare di domande/risposte – cos’è, chi lo ha già fatto e come si fa in concreto – ogni giorno i partecipanti faranno un passo in avanti nella loro conoscenza ed esperienza. Alla fine si porteranno a casa una cassetta degli attrezzi che comprende le nozioni necessarie ad orientarsi in questo mondo, avranno progettato un’iniziativa civic tech e, cosa più importante, si saranno costruiti una rete di relazioni, la loro comunità di pratica.
La scuola di tecnologie civiche si svolge dal 19 al 22 maggio in Via Maria Vittoria n.38, presso Rinascimenti Sociali, a Torino. Per partecipare basta sottoporre la propria candidatura al comitato scientifico (il form è sul sito) che selezionerà una classe multidisciplinare di massimo 50 persone. Le iscrizioni si chiuderanno il 2 maggio 2016.
Il progetto è stato sviluppato da un gruppo di partner che comprende, oltre a RENA, il Consorzio TOP-IX e la Fondazione Bruno Kessler. La scuola è supportata da Healthy Reply società del gruppo Reply specializzata in piattaforme applicative che abilitano nuovi ed innovativi modelli e processi di cura e/o di assistenza al cittadino ed è realizzata in collaborazione con il Consiglio Regionale del Piemonte, la Fondazione Torino Smart City e SocialFare – Centro per L’innovazione Sociale, con il patrocinio dell’Agenzia per l’Italia Digitale (AGID), del Comune di Torino e del Centro NEXA per Internet & Società del Politecnico di Torino.
Tutte le informazioni, il programma e il form di iscrizione sono sul sito web della scuola all’indirizzo tecnologieciviche.eu
Post di Lorenzo Benussi, Consorzio TOP-IX