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Partenza col botto per il primo vero giorno di lezione: 30 partecipanti, 10 uditori e tanti curiosi.
Apre a sorpresa, anticipando la sessione Innovazione, Start up e territori, Riccardo Luna che, da affabulante narratore, racconta le esperienze di successo e di innovazione che ha conosciuto nel mondo, e gli obiettivi di crescita ed apertura di Wikitalia, l’associazione per l’open goverment di cui è presidente.
Fabrizio Pagani, capo ufficio Sherpa dell’OCSE, introduce ed approfondisce le tematiche dell’evidence-based decision making quale strumento di programmazione di politiche pubbliche che siano efficaci ed efficienti ma che debbano tenere conto della tensione interazione con gli interessi degli stakeholders e delle comunità cui vengono destinate.
Quindi come si definiscono e si valutano tali politiche pubbliche? Come si assicura la qualità degli output ma anche quella dei processi che hanno portato ad ottenerli? Ha parlato di metodo Filippo Munisteri, funzionario della Commissione Europea DG CONNECT. Infine la partecipazione, celebrata, voluta e talvolta temuta; chiave abilitante dell’apertura necessaria a generare e liberare intelligenza collettiva da un lato, e processo da saper gestire perché non divenga elemento di ingessamento dei processi e deresponsabilizzazione delle scelte.
Si entra poi nel vivo del dibattito che domina la scena dell’innovazione italiana, raccontato in diretta da tre dei suoi protagonisti, i rappresentanti della Task Force Start up del MISE, Alessandro Fusacchia, coordinatore; Annibale D’Elia e Luca De Biase che, il 13 settembre lanceranno ad H-Farm i risultati dei loro mesi di studio e lavoro, ossia quali sono gli elementi abilitanti che una politica pubblica, un decreto nello specifico, possa definire per creare nel nostro Paese un ecosistema favorevole alla nascita e crescita di start-up innovative. Si è parlato di processi irreversibili che devono essere innescati, di liberazione dei dati, di creatività nelle politiche pubbliche (“due termini che non si sentono mai pronunciati insieme”- commenterà a cena uno dei partecipanti entusiasti di essersi potuti confrontare in prima persona con gli attori del cambiamento).
“Non ci sarà occupazione senza nuove imprese, e noi vogliamo far nascere nuove imprese”- sottolinea Luca De Biase. Parla di Italian Rainforest, di cultura del fallimento, di persone che fanno, di competenze e di capitale relazionale. Davide Agazzi, arenauta che lavora ad Avanzi, ha coordinato le due tavole rotonde, la seconda delle quali ha visto la partecipazione di Roberto Battaglia,  alla guida del settore formazione del Gruppo Intesa Sanpaolo, fattivo e visionario quanto basta, che racconta di un’esperienza umana e professionale dedicata all’innovazione, dentro e fuori il Gruppo. Ancora due esperienze concrete, quelle delle politiche per l’autonomia giovanile della Regione Toscana, snocciolate da Carlo Andorlini, altro “apritore di porte”, trasformatore delle rigide tematiche che tendenzialmente connotano l’azione della P.A.
A chiudere l’intensissima giornata di 10 ore di lezione, Vittorio Simoncelli di Sviluppo Basilicata, che ha dedicato un’ampia presentazione all’esperienza di innovazione lucana e alla capacità mettere al servizio di una comunità animata da un forte spirito di riscatto, una visione, un progetto e un sistema di relazioni e competenze nazionali ed europee.
Alla summer school docenti e partecipanti stanno insieme, si confrontano, alcuni sono coetanei, restano insieme, anche a cena con la stanchezza battuta dalla curiosità e dall’eccitazione di un’esperienza ricca e condivisa. Fino alla 14° ora in cui i Sassi ci hanno accolto con una guida in notturna regalataci da Michele Zasa, tra aneddoti e vicoli, luci, ombre, il fascino e le scalinate di una oramai, e già, amata Matera. E siamo solo al primo giorno!
 
 

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