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Se la maggior parte dei dizionari definisce la resilienza come “la capacità di un sistema di adattarsi a un cambiamento”, che sia questione di ingegneria, di fisica, di psicologia o di ecologia, si tratta di un termine che è diventato “la parola chiave di un’epoca” (S. Bartezzaghi).
“Resilienza assume un valore simbolico forte in un periodo in cui l’accesso interpretativo più frequente alla condizione economica, politica, ecologica mondiale è fornito da un’altra parola, crisi: lo spirito di resilienza rappresenta la capacità di sopravvivere al trauma senza soccombervi e anzi di reagire a esso con spirito di adattamento, ironia ed elasticità mentale”, dice l’Accademia della Crusca, 
Così, dal 15 al 17 dicembre 2016, torna la Scuola di Resilienza organizzata da RENA, Climalia e GeoAdaptive.
La prima edizione si è svolta un anno fa a Como, la città in cui abito,  e me la sono persa per un soffio. Mi ero ripromessa di non ripetere lo stesso errore. Ed ecco che, dopo aver frequentato la Summer School, sono stata piacevolmente trascinata dentro RENA e mi ritrovo a contribuire attivamente alla nuova edizione della Scuola di Resilienza. Non giocherò in casa, però: quest’anno ci sposteremo a Rovereto (TN) per dar vita a una tre giorni dedicata a tutti coloro che intendono essere parte della costruzione e riprogettazione delle proprie comunità locali.
Ospite di Progetto Manifattura, anche questa edizione sarà – come tutte le esperienze formative di RENA – intensa e ricca di stimoli. In particolare, la Scuola si sviluppa in 4 sessioni di lavoro, così come si può leggere nel programma: si parlerà di policy del design per la resilienza, di strumenti finanziari e policy legacy, pianificazione urbana e delle infrastrutture, di resilienza nel contesto finanziario.
Si parte giovedì con l’introduzione alla Scuola e gli interventi istituzionali, cui seguirà un momento conviviale durante il quale tutti i partecipanti avranno modo di presentarsi e conoscersi. Il venerdì si inizia parlando di città e manifattura, per proseguire con un focus sugli strumenti e le politiche innovative per il governo del territorio, in un’ottica di climate change.
Nel pomeriggio, si approfondirà il tema della resilienza e delle modalità di costruzione di progetti locali (Partecipazione, Progettazione, Partenariato Pubblico-Privato). Infine, chiuderemo la giornata Emanuele Bompan, geografo e giornalista, ed io, ugualmente geografa, con un intervento sull’economia circolare per le comunità locali.
Che cos’è l’economia circolare? Be’, si tratta di un modello economico che è pensato e progettato per potersi rigenerare da solo, andando a sostituirsi all’insostenibile modello lineare del “produci – consuma – dismetti”. Prendendo a modello gli ecosistemi naturali, si tratta di realizzare valore economico, fare impresa, senza produrre rifiuti – né materiali, né immateriali – ma prevedendo la reimmissione nel ciclo produttivo di ogni componente del processo. In questo senso, l’economia circolare ha molto a che fare con la resilienza, con la capacità di adattamento e trasformazione, con l’inclusione. E le esperienze, anche in Italia, sono numerose.  
Il sabato si apre con gli interventi legati alle politiche globali di contrasto del climate change: si parlerà di COP21, di cosa ci aspetta a seguito della conferenza di Parigi e del ruolo della resilienza per la finanza climatica. Nel pomeriggio si affronterà il tema da un altro punto di vista: i cambiamenti climatici e le soluzioni win-win per assicurazioni, clienti e Stato e la gestione delle emergenze. Infine domenica ci sarà l’opportunità di partecipare al laboratorio di co-progettazione e di visitare il MART.
Insomma, tanto da scoprire, su cui confrontarsi e – non dimentichiamolo, perché anche se non è scritto sul programma vi garantisco che ci sarà – tanto divertimento. Perché, se c’è una cosa che le persone serie sanno fare, è non prendersi troppo sul serio.
Vi aspettiamo a Rovereto!
Ilaria Brambilla

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